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Sisma. L'addio alle vittime, anche l'Abruzzo piange e ricorda

Sospese le raccolte di beni di prima necessità, la Croce Rossa ringrazia

Redazione
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Due maxischermi, uno in chiesa e un altro nella piazza di fronte sono stati allestiti per consentire a tutti di seguire la messa per le 35 vittime marchigiane. La palestra comunale di Ascoli Piceno, infatti, ha potuto contenere soltanto un numero limitato di persone e molte sono rimaste fuori. La chiesa San Giovanni Evangelista, che si trova dietro la palestra, era piena e dunque molta gente ha seguito l'omelia propria osservando il maxischermo.

Sono molte le immagini strazianti che si susseguono e che colpiscono anche quanti vivono a distanza l’addio. Un appuntamento che lascia senza parole il mondo, e colpisce al cuore quanti, pur essendo vicini, possono fare ancora ben poco. Come gli abruzzesi che in realtà vivono con dolore questo nuovo dramma, ma nello stesso momento ricordano quello del 6 aprile 2009 e si fanno forza. L’Aquila distrutta non si dimentica.

La Protezione Civile, la Croce Rossa, anche nelle diverse zone dell’entroterra pescarese, come Spoltore, Collecorvino, Cepagatti, Pianella invita a sospendere la raccolta dei beni di prima necessità, poiché il cuore dei vicini di casa è stato grande e la solidarietà ha colmato i primi vuoti.

Ora si procede con il funerale ma il numero di vittime del terremoto nell'Italia centrale continua a salire, ora sono 290. Altri sei corpi privi di vita sono stati recuperati ad Amatrice, dove complessivamente le vittime sono finora 230, mentre restano 49 quelle di Arquata del Tronto e di 11 quelle ad Accumoli. Il dato è stato confermato dal Dipartimento della Protezione Civile.

"Questa notte ho rivolto questa domanda a Dio: e adesso che si fà? Queste persone che hanno perso tutto, strappati dalla loro famiglia, che cosa faranno? Il terremoto ha accomunato paesi fratelli, da Pescara del Tronto ad Amatrice".

Lo ha detto monsignor Giovanni D'Ercole, Vescovo di Ascoli, durante l'omelia funebre nella palestra della città.

"Il terremoto è la fine, un boia notturno che viene a strapparci la vita - prosegue durante l’omelia. - Anche il terremoto è una guerra perchè la natura non perdona, ecco perché è saggio dialogare con la natura ed ecco perchè è bene non provocare la natura".

Poi, il Vescovo si è rivolto ai giovani: "Una immagine che mi viene in mente quando penso al terremoto è quella dell'aratro, che spacca la terra, ma dal suo solco rinasce la vita".

Dopo che il Vescovo ha elencato i nomi delle vittime, c'è stato un lungo applauso che si e' levato non solo nella palestra dove si è svolta la funzione, ma anche nella Chiesa e nello slargo dove i cittadini ascolani hanno seguito la Messa.

Foto Ansa di Massimo Percossi - Cristiano Chiodi - Alessia Marconi - Matteo Crocchioni - Angelo Carconi

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