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"Nuova Pescara". Per il Deputato Melilla "la Regione non può tradire i cittadini che hanno votato"

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La Regione Abruzzo non può tradire i cittadini di Pescara, Montesilvano e Spoltore che hanno deciso, con un referendum, di unirsi nella "Nuova Pescara". Sono già stati persi 8 milioni e 700mila euro di finanziamenti: si tratta di un danno, secondo il Deputato di Sel - Sinistra Italiana Gianni Melilla, di cui non si parla.

LA NOTA COMPLETA DI GIANNI MELILLA 

La Regione Abruzzo sta scherzando con la democrazia, perdendo tempo per non istituire Nuova Pescara dalla unificazione delle tre città di Pescara , Spoltore e Montesilvano. E' stato svolto nel maggio 2014 un referendum tra i cittadini di Pescara, Montesilvano e Spoltore per accertare la volontà di costruire una nuova città dalla fusione di questi 3 Comuni.

Ha partecipato il 70% dei cittadini ( una percentuale molto alta ) e il 64%ha scelto di rispondere SI. Il SI ha vinto in tutte e 3 le città. Da allora assistiamo ad un balletto indecoroso, soprattutto da parte di chi dovrebbe semplicemente recepire la volontà dei cittadini.

Non è semplice eliminare 3 sindaci, 3 consigli comunali, 3 apparati comunali, 3 corti che girano inevitabilmente intorno a 3 comuni cosi grandi. Ma in democrazia contano i cittadini che si sono già pronunciati a grande maggioranza.

Io al referendum ho votato si non tanto per il risparmio dei costi delle 3 istituzioni comunali ( comunque si tratta di milioni di euro), ma perchè penso che una grande città possa meglio programmare i suoi servizi e giovarsi dei fondi supplementari di cui godono le "grandi città" del nostro Paese, sia a livello europeo che nazionale. Si calcola che la Nuova Pescara ha già perso 8 milioni e 700 mila euro di finanziamenti nazionali e altre svariate decine di milioni di euro dai fondi europei che privilegiano giustamente gli interventi nelle grandi città metropolitane. E si badi bene: questi fondi sono "aggiuntivi" a quelli che la Regione prende e che potrebbe destinare alle zone interne.

Qualcuno si preoccupa dei delicati equilibri istituzionali tra le province abruzzesi, sorvolando sulla circostanza che le province sono state abolite.  Mi sembrano solo anacronistiche lotte di campanile tipiche di una vecchia mentalità dura a morire. Qui non si discute di qualche piccolo comune che si unisce, ma della realtà demografica ed economica più importante del medio Adriatico, tra Venezia e Bari, e a livello nazionale saremmo un esempio unico di virtuosità politica.

I cittadini non hanno l'anello al naso e hanno colto l'opportunità di dare vita ad una grande impresa la cui valenza è nazionale oltre che regionale, e hanno dimostrato di essere molto più avanti delle rispettive classi dirigenti locali. E del resto si fa così in tutto il mondo qualificando le città con moderni sistemi di trasporto pubblico locale, di gestione dei servizi primari e di beni come l'acqua, l'energia, i rifiuti,l'edilizia residenziale popolare, la formazione scolastica, la cultura e il welfare.

Perchè ritrarsi da questa sfida?

Anche nel 1927 tra Castellamare, nella provincia di Teramo, e Pescara, nella provincia di Chieti, erano forti le spinte campanilistiche contro la unificazione dei 2 comuni. Ma poi la fusione si fece e nacque Pescara che in poco tempo è diventata una città importante e accogliente che ha cambiato la storia della nostra regione, senza esserne il capoluogo regionale.

Mi aspetto dunque da parte della Regione e in particolare dal Presidente D'Alfonso un comportamento corretto dal punto di vista istituzionale, evitando ulteriori antieconomiche meline. Si porti subito in Consiglio Regionale la legge istitutiva di Nuova Pescara che deve semplicemente recepire quello che i cittadini hanno scelto democraticamente con un referendum. E ognuno si assumi le proprie responsabilità.

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