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Fascista ma legato al suo territorio: la storia di Giacomo Acerbo

Il professore nacque a Loreto Aprutino nel 1888 e rimase legato per sempre alla propria terra

Redazione
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Spesso la storia permette di rivalutare personaggi che hanno pagato caro le scelte sbagliate fatte nel corso della loro vita.

Questo è il caso di Giacomo Acerbo colpevole di essere stato nella sua vita uno dei politici di spicco del ventennio fascista,  ma forse non tutti sanno e apprezzano quello che Acerbo ha fatto non solo per l’area Vestina, ma per tutta la provincia di Pescara.

Giacomo Acerbo nasce a Loreto Aprutino nel 1888, da una famiglia della nobiltà locale: il padre Olinto, alto borghese e la madre Mariannina, figlia del barone de Pasquale di Caprara. Giacomo è il fratello di Tito, capitano della Brigata Sassari, nella prima guerra mondiale che  cadde eroicamente il 16 giugno 1918 sul Piave, al quale il fratello nel 1924 dedica la corsa automobilistica  di formula 1, nel circuito di Pescara : “ La coppa Acerbo”.

Giacomo si laureò Pisa in scienze agrarie nel 1912, e nel 1915 partì in guerra con lo stesso fratello, con un epilogo più fortunato però:  fu decorato con tre medaglie d'argento al valor militare e congedato col grado di capitano.

Tornato dalla guerra avvia la sua carriera universitaria, come assistente in economia , ma quelli sono gli anni dell’avvento politico del fascismo, e Acerbo lo appoggia sin dall’inizio. Nel 1921 infatti viene nominato deputato tra i “ blocchi nazionali”, e a seguito della marcia su Roma nel 1922, fu proprio lui ad accompagnare Mussolini a colloquio con il Re.

Negli anni del governo fascista ebbe ruoli di spicco e al centro della vita politica: fu sottosegretario del presidente del consiglio e legò il suo nome alle legge elettorale:  “ legge Acerbo”, tornata agli albori della cronaca, qualche anno fa, dal fatto che l’“Italicum” prese spunto proprio da questa .

Nel 1926, tornato eletto, fu nominato vice presidente della Camera dei deputati, e successivamente dal 1929 al 1935 fu ministro dell’agricoltura e delle foreste, si devono a lui infatti tutte le leggi e le azioni di bonifica effettuati in quegli anni.

Professore universitario, politico e amante dell’arte e delle ceramiche, era un grande amico di Gabriele D’annunzio, il quale nel 1928 gli fece da testimone di nozze.

Si espresse sempre con molta moderazione sulle leggi raziali, come Balbo e lo stesso De Bono, e in  scritti postumi, si apprese che  la sua idea era quella  di infondatezza  totale di quelle teorie. Tentò di moderare l’apologia della razza, e questo lo mise in cattiva luce con altri fascisti convinti totalmente delle teorie tedesche: Giovanni Preziosi, al riguardo lo definì “il più autentico dei marrani”.

Si arruolò anche durante la seconda guerra mondiale, ma nel 1943, tornò alla vita politica, come ministro delle finanze.

Il 1943 fu anche l’anno della caduta del fascismo, il 25 luglio voto a favore dell’ordine del giorno “ Grandi”, che di fatto toglieva potere alla figura di Mussolini, restituendo il potere delle forze armate al Re. Per questo motivo, il Gran Consiglio del fascismo lo condannò a morte, e lui scappò via da Roma, cercando rifugio nei luoghi che gli diedero i natali: Loreto Aprutino.

Rifugiato nelle campagne Vestine, tra la sua gente,  si racconta che diede asilo e rifugio agli aviatori alleati abbattuti in quelle zone.

Acerbo, alla fine rinnegò quindi il suo trascorso fascista, ma fu condannato comunque dall’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il Fascismo a 48 anni di carcere, poi ridotti a 30.

Fu trasferito quindi al carcere di Procida, per un breve periodo, fino al 1947, quando la condanna fu annullata, e nel 1951 fu riabilitato all’insegnamento universitario.

Cercò di ri inserirsi nella vita politica, senza grandi successi, tra i monarchici.

 Nel 1962 fu decorato dal Presidente della Repubblica Antonio Segni della medaglia d'oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte, fino ad essere nominato nel 1963 Professore Emerito di Economia e politica agraria all’università La Sapienza di Roma.

Morì a Roma nel gennaio del 1969.

Perché Giacomo Acerbo è stata una figura importante per il territorio pescarese?  Per svariati motivi, sociali politici e culturali.

Da Ministro delle politiche agricole, volse molto lo sguardo al suo territorio, con le bonifiche e le riforme sulla mezzadria.  Con Gabriele D’annunzio si interessò all’unione del comune di Pescara, e successivamente alla costituzione della provincia stessa( 1927).

Anche nel campo artistico Giacomo Acerbo ebbe una rilevanza importante, non come, autore, certamente ma come collezionista e amante. L’opera di Michetti  La figlia di Jorio, tornò a Pescara grazie al suo interesse, e successivamente la  fece acquistare nel 1932 dalla Galleria Nazionale di Berlino per 169.200 mila lire, oggi valutata 20 milioni di euro.

Acerbo era un gran collezionista di ceramiche di tutto il mondo, con particolare attenzione alle ceramiche di Castelli . Nel 1957 apri di fatti al pubblico parte della propria abitazione, al fine di mostrare la sua collezione di ceramiche. Oggi è ancora possibile visitare, questa collezione e il luogo è conosciuto come il Museo Acerbo, a Loreto Aprutino.

Un altro luogo legato alla storia di Giacomo Acerbo è la così detta Villa Acerbo di Caprara D’Abruzzo, di proprietà della madre di Giacomo, donata dapprima all’associazione Onpi, oggi riconosciuta patrimonio culturale dalla sovraintendenza nel ministero.

Per concludere, indubbiamente parliamo di un personaggio di spicco del ventennio fascista, ma che  ha cercato nel corso della sua carriera politico e culturale, di dare risalto economico, sociale  al territorio che gli ha visto i natali, ossia la Provincia di Pescara.

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