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Troppe parole sulla morte di Alessandro, spesso inopportune

i media nazionali sono concentrati sull'omicidio di Pescara, senza evitare di gettare fango sulla vita del giovane, o sulla città

Redazione
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L’omicidio di Alessandro Neri è diventato un vero e proprio caso mediatico di interesse nazionale.

Le tv, gli dedicano, specie nelle ore pomeridiane, ampio spazio, intervistando direttamente i familiari, mantenendo le telecamere fisse sull’abitazione della famiglia del povero ragazzo.

È senz’altro un giornalismo cui siamo ormai abituati da anni, ovvero  quando un fatto di cronaca nera, diventa di interesse nazionale, dal fatto che non si è in grado di scoprire movente e artifici del delitto.

Fu così per il caso di Cogne, che ancora oggi, nonostante una sentenza in via definitiva , lascia molti dubbi e incertezze su colpevole e movente; accadde per l’omicidio della povera Sara Scazzi di Avetrana: per mesi i media  concentrarono le attenzioni sul paese pugliese, fino a far rilasciare interviste in diretta addirittura delle assassine della giovane.

Così sta accadendo per l’omicidio di Pescara. Spoltore, al centro della cronaca nazionale, la vita e la famiglia di Alessandro i protagonisti di tante parole e tante dirette.

Quello che fa male, è senz’altro il protagonismo che spinge tanti opinionisti, o presunti tali, a gettare fango o opinioni negative, su una famiglia, un ragazzo o un intera città, solamente per avere qualche minuto di notorietà.

Così, negli ultimi giorni, si sono sentite, soprattutto dai media, tante cose, presunte, che riguardavano la vita di Alessandro; descritto dai famigliari stretti come un bravo ragazzo, i media in primo luogo si sono concentrati sulla famiglia dello stesso, ricollegandosi alle origini venezuelane, si ipotizzava un coinvolgimento di sicari, agiti per vendetta per presunte malefatte e nemici creatosi dal nonno in America.

Il padre di Alessandro esclude però questa pista, dal fatto che da tempo la famiglia Neri, non cura più gli interessi dei Lamaletto, in particolare dell’azienda Vinicola “ Il Feuduccio”, e una eventuale ritorsione nei confronti del giovane, non avrebbe avuto motivo.

Allora i sospetti, mediatici, ricadono tutti sulla vita privata di Alessandro. Nei giorni si è detto, tra le righe, di tutto, di fatto, gettando fango su un povero ragazzo che sicuramente ha sofferto tantissimo nelle ultime ore della sua vita. In primo luogo circolò voce che fosse ludo patico; altre vedevano il giovane implicato in una difficile storia d’amore; altri che questa storia fosse di carattere omosessuale.

Il presunto litigio con il cugino Gaetano Lameletto, partito per Miami, qualche giorno prima della morte di Alessandro, anche questa oggetto di interesse mediatico, maturata a seguito del ritrovamento dell’auto del giovane, nei pressi dell’abitazione di Gaetano. Poi però si ignora il fatto che lo stesso Alessandro da mesi meditava il trasferimento nella città americana, per raggiungere il fratello maggiore Massimiliano, e lo stesso cugino. Per questo in comune accordo con la madre aveva messo in vendita la casa di Spoltore.

Tante poi le voci e dicerie, su droga, l’usura, i ranger, la curva nord. Ieri addirittura durante la trasmissione “ la vita in diretta”, il giornalista Daniele Piervincenzi, lo stesso protagonista nei mesi scorsi per la testata ricevuta ad Ostia, da parte di un esponente del Clan Spada, ha invitato gli inquirenti ad approfondire le indagini sulle amicizie che il giovane aveva con la Curva Nord.

Queste le parole del giornalista:

Pescara è una zona d’ombra del nostro paese, un hub commerciale del narcotraffico, lì passa eroina, cocaina, passano armi e ci sono famiglie che hanno consolidato il controllo del territorio, alcune anche di origine sinti come abbiamo visto ad Ostia. Pescara è un altro dei luoghi oscuri del nostro paese, io temo che Alessandro abbia avuto un contatto con queste entità e questo spiegherebbe diverse cose.

La criminologa Buzzone aggiunge:

E’ probabile che Alessandro sia stato seguito e costretto, sotto minaccia,  ad andare nell’area dell’omicidio. Io dico che non aveva alcun appuntamento: il cellulare è stato ritrovato li perchè non c’è nulla di interessante, sicuramente non c’era stato un contatto diretto con il killer. L’obiettivo era quello di far ritrovare il corpo, non c’è stata nessuna volontà di occultarlo e penso sia plausibile una vendetta commessa per interposta persona.

L’argomento affascina perché avvolto dal mistero. Ma gli inquirenti stanno lavorando cercando di far luce ad un caso che al momento nasconde oltre che agli artefici del fatto, anche e soprattutto il movente.bL’unica cosa certa è il dolore che lascia la morte violenta di un giovane ragazzo con una vita ancora davanti a se. L’auspicio è che presto gli inquirenti, facciano luce e chiarezza su questo mistero, restituendo alla morte di Alessandro giustizia.

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