La processione sino all’altare devozionale, per depositare, dinanzi all’immagine di San Biagio, i taralli, la benedizione e quindi il rientro in chiesa portando le candele della Candelora per la benedizione della gola dei fedeli. Si è ripetuta, come da copione, la tradizionale celebrazione del San Biagio nel borgo Case Troiano, alla presenza di decine e decine di persone, tra cui anche l’assessore alla Cultura del Comune di Spoltore Roberta Rullo, che hanno voluto partecipare all’iniziativa e riscoprire, ancora una volta, un rito tutto abruzzese, semplice ma denso di significato, riproposto esattamente come nei racconti dei contadini del posto.
“Il culto di San Biagio è fortemente sentito in Abruzzo, tanto che è il patrono di Alanno, Bussi e Castiglione a Casauria, solo nella provincia di Pescara – ha ripercorso il Presidente dell’Associazione Luciano Troiano -. Senza dimenticare che a Penne è venerato il cranio del santo, nel duomo di San Flaviano a Giulianova è conservato il braccio di San Biagio, racchiuso in un reliquario d’argento realizzato a forma di braccio benedicente e con una palma tra le dita, simbolo del martirio del 1394. E la tradizione della festa è diffusa anche a Taranta Peligna, dove si preparano le ‘panicelle’, ossia i pani a forma di mano che vengono distribuiti tra i cittadini, e, infine, a Lettomanoppello. Anche Fontevecchia ha sempre onorato la ricorrenza del Santo protettore della gola, rispettando un rito semplice, ma ben radicato per la festa, denominata ‘Biasciora’. Durante la giornata è stato allestito un altare devozionale con i classici taralli benedetti. Accanto al cesto vengono posizionate le candele bianche, anch’esse benedette nel giorno della Candelora, festa popolare della Purificazione della Beata Vergine Maria e che ricorda anche la presentazione al Tempio di Gesù. Solitamente i ceri vengono utilizzati proprio il 2 febbraio nella processione che precede la Messa, dove la candela è il simbolo di Cristo ‘luce per illuminare le genti’”. Ieri la processione ha preso il via alle 17 in punto, un lento percorso sino all’altare devozionale allestito all’ingresso del Borgo e dopo il rituale della benedizione dei taralli, il rientro nella Chiesa della Santissima Trinità dove, al termine della celebrazione, si è svolta la benedizione della gola dei fedeli. Infine a ogni famiglia è stato consegnato un tarallo e una candela: “Le candele – ha ancora aggiunto il Presidente Troiano - vengono conservate in casa e accese per invocare la protezione divina durante i temporali, le grandinate e altri eventi a tutela di chi potrebbe trovarsi in condizioni di pericolo. Come sempre obiettivo dell’Associazione Fontevecchia è quello di ricercare e riportare alla luce antichi usi e costumi, tradizioni talvolta smarrite e che invece avevano un grande significato, rituale oltre che religioso, per i nostri nonni”.