Senza sosta e con interrogatori a tappeto, continuano le indagini inerenti l’omicidio di Alessandro Neri. Nelle ultime ore, gli inquirenti si sono concentrati sulla criminalità locale, al fine di individuare, l’artefice o gli artefici del delitto.
Nei giorni scorsi, le indagini avevano interessato la famiglia del ragazzo, e per questo erano state sequestrate auto, controllati conti correnti e movimentazioni finanziarie della stessa famiglia. Questo dovuto anche a quello che era trapelato dai primi colloqui con i familiari, e in particolar modo con la madre.
Ma gli inquirenti sembrano vogliano virare le indagini verso altre situazioni, sia per alcune amicizie del giovane di Spoltore, sia per alcuni particolari emersi dall’autopsia effettuata sul corpo del ragazzo.
Chi ha ucciso Alessandro conosceva perfettamente la zona del delitto; è difficile credere che un sicario venuto da lontano potesse conoscere quell’angolo di Pescara, sul greto del torrente Vallelunga, quasi un chilometro dopo l’ingresso del cimitero di San Silvestro, tutto fa credere che siano state persone del posto, quindi.
Inoltre l’autopsia aveva rivelato che probabilmente non si trattò di un esecuzione, ma presumibilmente, di un tentativo di minaccia o estorsione, finita in tragedia. Il primo colpo di pistola che ha colpito Alessandro al fianco, non è stato mortale, ma ha tramortito e fatto cadere a terra la vittima. Quel primo colpo probabilmente è esploso dopo che Alessandro, comunque cercava di tenere testa al suo aguzzino, il quale lo ha colpito con un secondo colpo sul cranio, dall’alto.
Alessandro era un bravo ragazzo, senza precedenti, ma aveva stretto legami di amicizia vera anche con persone con precedenti penali, e gli inquirenti oggi, stanno indagando su questo.