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San Rocco, il Santo protettore della peste e delle pandemie

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REMO DI LEONARDO

Nel passato devastanti epidemie e pandemie hanno decimato la popolazione, si pensi alle ultime epidemie, come l'Ebola e la SARS, e ora il Covid 19.

Eppure hanno sempre fatto parte della vita dei nostri avi anche nel secolo scorso. Tra il 1918 e il 1920 la temibile influenza spagnola sterminò dai 50 ai 100 milioni di persone in tutto il mondo su di una popolazione di due miliardi. Non fece sconti a nessuno, neanche ai più giovani. Purtroppo a quei tempi pesava un passato di guerra, di carestia, malnutrizione e scarsa igiene che contribuì a rendere letale questa influenza.

Ora, all'alba del 2021, siamo noi a renderci conto che il progresso non è bastato a renderci meno vulnerabili dalla pandemia in corso e che in un attimo tutte le nostre certezze possono sparire e la nostra vita esserne segnata per sempre.

Nel capolavoro manzoniano (di cui tutti noi per ricordi scolastici abbiamo una vaga reminiscenza) ci viene descritta in modo sapiente e scioccante l'epidemia del 1630 che colpì la nostra penisola e si portò via quasi la metà della popolazione.

Sin dall'antichità l'uomo ha avvertito la necessità di rivolgersi al divino di fronte a situazioni difficili. Questo è accaduto anche durante l'attuale pandemia. All'improvviso, il nostro modo di vivere è stato completamente stravolto dall'arrivo di un 'nemico invisibile'; il solo fatto di non poterlo vedere e di non conoscerlo creava ansia nella gente.

La pandemia ha mostrato di avere un notevole impatto antropologico e sociologico. Nella tradizione cattolica ci sono molti santi a cui rivolgersi in diverse situazioni difficili; secondo un recente studio, San Rocco (Montpellier, 1345/1350 - Voghera, 15 e il 16 agosto 1376/1379) risulta come il secondo santo più invocato dai cattolici europei per ottenere la guarigione dalla COVID-19 dopo Santa Rita, la Santa delle cause impossibili e prima di San Sebastiano, Santo dei martirizzati, dei sofferenti, che sopravvisse alle frecce che generavano piaghe o ferite (morì infatti successivamente, per fustigazione).

San Rocco è facilmente riconoscibile per la piaga nella gamba, il bastone da pellegrino ed il cane con il pane in bocca. Secondo la leggenda, al ritorno da un pellegrinaggio da Roma, dopo essersi dedicato a curare per anni gli ammalati, rimase a sua volta contagiato dalla peste e si ritirò sulle rive del Po per morire in preghiera e in solitudine. Ma un cagnolino, inviato da un nobile, gli portò cibo e gli arrecò conforto leccando il bubbone fino a guarirlo. Venne però imprigionato sulla via del ritorno e morì in prigione.

Le sue spoglie pare siano state trasportate a Venezia nel 1485, dove si sviluppò un sentito culto, e sono conservate nella chiesa a lui dedicata. Proprio accanto sorge la Scuola Grande di San Rocco, una delle tante confraternite private che si occupava di curare gli indigenti e i malati. È certamente una tappa imperdibile durante una visita a Venezia per le fastose e mirabolanti sale dipinte dal Tintoretto e da molti altri importanti pittori veneziani.

È questa la ragione del perché nella nostra penisola esistono più di tremila tra chiese e cappelle a lui dedicate, oltre che edicole votive diffuse e collocate in contrade agli incroci per gli ingressi delle città che venivano costruite come atto di ringraziamento per essere scampati a grandi epidemie.

Da noi, in Abruzzo, terra di antichi riti, tradizioni, santi e viandanti, non vi è paese o borgo dove attorno ad una chiesetta, edicola o luogo naturale non sia nata una ritualità sacrale che molto spesso, affondando le proprie radici nella notte dei tempi, si ricolleghi direttamente ad antichi culti pagani e alle forze della natura.

Tra i più antichi ed importanti luoghi di culto abruzzesi di San Rocco c'è sicuramente Roccamontepiano, in provincia di Chieti, piccolo centro pedemontano della Majella.

La chiesa fu costruita nel Seicento per scongiurare l'epidemia di peste che dal 1654 flagellava il Regno di Napoli.

Nel 1575 esisteva già una statua dedicata al santo e la chiesa barocca era di modesta fattura e piccole dimensioni, edificata proprio presso la grotta.

Nel 1765 una grande frana distrusse il vecchio abitato che si spopolò nelle contrade sottostanti di Sant'Angelo e Giancamillo ma il culto della chiesa provvisoria non scemò.

Negli anni cinquanta le parti della vecchia chiesa, in particolare la base del campanile, furono usate nuovamente per l'edificazione di un santuario più moderno e spazioso.

Documenti comprovanti il passaggio di San Rocco a Roccamontepiano non ve ne sono, tuttavia, lo studioso Mario Angelini ritiene che sia un'ipotesi alquanto veritiera: ricollegando alcuni fatti e il culto fortissimo del popolo, si è saputo che San Rocco certamente dimorò a Roma per ben due anni e cercò di incontrare un cardinale, un Colonna o un Orsini. Si pensa quindi che siccome i pellegrini a quel tempo venendo dalla Francia e dalla Spagna, cercavano di passare in Terra santa e avendo i Colonna un feudo di loro proprietà con rispettivo castello in Roccamontepiano, San Rocco si sia fermato nella Rocca dei Colonna.

Ricorda il Finamore, quello di Roccamontepiano per San Rocco è un culto molto speciale legato a un leggendario soggiorno del Santo taumaturgico in una grotta dove sopravvisse grazie ad una sorgente la cui acqua, in seguito, fu ritenuta curativa.

L'acqua sacra di San Rocco si trova sia presso la «Grotta di San Rocco», dove vengono praticate le abluzioni il 16 agosto, sia presso una fontana moderna, realizzata in un piazzale poco distante, lungo via Roma, piazzale quadrato con i muri perimetrali dotati di cannelle.

I festeggiamenti in onore di San Rocco sono attestati in documenti risalenti alla fine dell'Ottocento. I pellegrini, il 16 agosto, giungevano a Roccamontepiano a piedi, portando le scarpe unite per i lacci e la "baschetta" sotto il braccio. Un pellegrinaggio collettivo, momento di penitenza ma anche di aggregazione. Visitata la chiesa, i fedeli praticavano le abluzioni all'interno della grotta e dopo sostavano nei prati e nei boschi limitrofi per consumare il pasto portato da casa.

Nel 1927 anche Gabriele D'Annunzio si recò in pellegrinaggio come si deduce da una nota riportata in una lettera scritta al Michetti il 31 agosto del 1927 e da un ex voto dedicato a San Rocco conservato al Vittoriale.

Attualmente, l'antica festa rurale si svolge senza sosta dal 14 agosto fino all'alba del 17. Tra leggenda e devozione popolare il paese, il santuario, la grotta e la fontana vengono letteralmente presi d'assalto dai fedeli in questi giorni per ottenere così l'assicurazione e la protezione del santo per tutto l'anno. Molti sono i devoti che acquistano il tipico boccale di ceramica con dipinta l'effige stilizzata del santo e l'anno della visita. La processione serale del 16 agosto viene accompagnata dalle conche devozionali con fiori di carta allestite dalle ragazze del paese.

A Pianella nella Piana di San Rocco già alla fine del sec. XIV esisteva una chiesa, dedicata a San Rocco. Per la prima volta questa chiesa viene registrata nel 1326, (V. Morelli Pianella Tra Storia e iconografia).

In merito all'osservazione sulla eventuale inesattezza della registrazione, 1326 rispetto alla data di nascita del Santo, 1345/1350, bisogna tener conto che, data per buona la data di nascita di San Rocco da parte degli agiografi, le decime sacramentali, devolute alla chiesa di S. Rocco, riportate nel 1326 dalle Rerum Decimarum, sono probabilmente quelle devolute in precedenza ad enti religiosi e poi incorporate, intorno al 1376, tra i benefici di S. Rocco.

L'estensore delle Decime, Pietro Sella, nel (Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Aprutium-Molisium, Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma, 1936, non ha distinto queste, ma le ha registrate nell'anno 1326 e sotto il titolo di S. Rocco.

Nel 1315 Corrado d'Acquaviva comperava la seconda metà di Pianella divenendo unico feudatario e quindi con il possesso unico di tutte le terre costituire un comune e darsi regolamenti, amministratori, massari, e uomini di Reggimento.

Secondo il Castagna, Corrado d'Acquaviva avrebbe costituito un ospedale un "comune, un ospedale, un torrione, e la chiesa di S. Rocco (contrada San Rocco) per ringraziare il Santo di essere scampato alla peste.

Insomma quante volte, con questa pandemia, abbiamo detto annaecche n-ze sa cchiù a che sande vutarse ... Si poteva pregare un po' di più ... C'era San Rocco, ma quanti lo sapevano?

BIBLIOGRAFIA:

ELISEO MARRONE, Il Granaio d'Abruzzo dal Comune all'età Farnesiana, Ed. Tracce, Pescara, maggio 2012.

VITTORIO MORELLI, Pianella Tra Storia e Iconografia, Ed. Consorzio Artigiana -L.V.G. Azzate - Varese.

SITOGRAFIA: https://it.wikipedia.org/wiki/San _Rocco

FOTO : Statua (lignea) di S. Rocco, Pianella.

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