Don Vito Cantò, le motivazioni della sentenza

il tribunale di Pescara ha reso note le motivazioni della sentenza che ha condannato l'ex parroco di Villa Raspa a 3 anni e otto mesi di reclusione

Redazione
11/09/2018
Cronaca
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Sono state rese note le motivazioni della sentenza, che ha condannato Don Vito Cantò, l'ex parroco della chiesa San Camillo De Lellis di Villa Raspa di Spoltore, a tre anni e otto mei di reclusione per abusi sessuali su minore. Don Vito dall'ottobre 2011 a maggio 2012, ha abusato di un suo chierichetto che all'epoca aveva 15 anni.

La sentenza cita testualmente:

“L'imputato non è meritevole delle circostanze attenuanti generiche per una serie di considerazioni: per la scelta non casuale della vittima che, presentando problematiche relazionali e di tipo psicologico (certamente a lui note per il ruolo anche di educatore svolto all'interno della comunità parrocchiale), era soggetto facilmente soggiogabile; per lo specifico ruolo rivestito quale padre spirituale nella parrocchia frequentata dal giovane; per l'intensità del dolo dimostrata attraverso la ripetizione degli abusi sessuali; per gli effetti della condotta dell'imputato sulla personalità della vittima; per la condotta assunta successivamente alla segnalazione del suo comportamento all'autorità ecclesiastica, volta a screditare il minore abusato e la sua attendibilità”.

Le testimonianza della vittima quindi sono state fondamentali, che sono state ritenute attendibili. Fondamentali sono state inoltre in questa vicenda le testimonianze della madre e della sorella e gli amici della vittima, che hanno aiutato il giudice a ricostruire tutte le fasi di questa triste storia. Don Vito era visto come una guida spirituale, e spesso invitava i ragazzi nella propria abitazione. Li il parroco con la scusa di far consumare alcol, intratteneva i ragazzi con discorsi legati alla sessualità e in particolare all’omosessualità.

Il giovane ragazzo era ovviamente in uno stato di confusione mentale, e il parroco ne ha approfittato per consumare rapporti sessuali.

Vengono quindi rigettate le richieste della difesa, secondo la quale Vitò Cantò, non andava condannato, in quanto già punito dalla curia ecclesiastica.

 

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