Esattamente 70 anni fa, qualcosa in Italia cambiava: alla donna veniva concesso il diritto di voto. Un diritto, dunque, non la possibilità. È solo il giorno 10 marzo 1946 che le donne finalmente possono esercitarlo in seguito ad un decreto legislativo entrato in vigore un anno prima, il 2 febbraio del 1945, e varato dal secondo governo Bonomi, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi.
Il 10 marzo del 1946, mentre il Paese tenta di riprendersi dopo il ventennio fascista, le donne italiane si recano per la prima volta alle urne per le amministrative di circa 400 comuni: si tratta di una conquista arrivata dopo anni di lunghe battaglie e giunto molto più tardi rispetto ad altre donne per esempio europee e statunitensi.
La lotta per la conquista del diritto di voto parte verso la fine dell'Ottocento: la donna in realtà aveva già acquisito durante la prima guerra mondiale un ruolo molto importante all’interno della famiglia, in particolar modo, dove ha avuto il dovere morale di ‘sostituire’ l’uomo di casa partito per la guerra.
Molte sono state le lotte successive che la donna ha condotto per acquisire ulteriori diritti come per esempio nel 1950 la legge sul congedo di maternità, nel 1960 la possibilità di essere ammesse a tutte le professioni: si tratta sicuramente di un lungo percorso storico che ha visto maturare culturalmente il Paese.
“Per la donna si è trattato sicuramente di un passaggio importante – ha spiegato Francesca Sborgia, consigliere delegato alla Cultura per il Comune di Spoltore – in cui l’acquisizione del diritto di voto rappresenta il risultato di una lunga battaglia condotta a fatica e che ancora oggi deve far riflettere ognuno di noi sull’importanza di partecipare alla vita pubblica verso la quale tutti abbiamo una responsabilità; bisogna far valere questo diritto anche contrastando l’astenzionismo e far valere il diritto di voto per il quale le donne hanno combattuto”.
“Il diritto di voto è stato per la donna una conquista importante perché sicuramente le ha dato il diritto di partecipare anche maggiormente alla vita pubblica, per esempio, e la possibilità di diventare davvero cittadine uscendo dalla sfera privata per dare il proprio contributo”.
(Foto presa dall'Ansa)