Crisi nel settore petrolifero: dipendenti scendono in piazza a protestare

Tra i manifestanti anche la Baker Hughes

la redazione
06/03/2016
Attualità
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Oltre 500 persone hanno dato vita a Pescara, in piazza della Rinascita, a un sit-in per chiedere alla Regione Abruzzo e al Governo l'apertura dello stato di crisi nel settore petrolio ed energia, tra questi anche i dipendenti della Baker Hughes, con sede centrale a Villanova di Cepagatti.

In Abruzzo, sui circa tremila addetti del settore, a rischio i posti di duecento per i quali sono state aperte procedure di mobilità. Senza contare l'indotto. Davanti ai rappresentanti di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil i manifestanti hanno esposto cartelloni e foto per mostrare come le pessime condizioni delle acque, in Abruzzo, non siano legate all'estrazione di gas e petrolio.

Presenti molti dipendenti delle aziende colpite dalla crisi, causata principalmente dal crollo del prezzo del petrolio al barile: tra questi rischiano il licenziamento 101 dipendenti di Baker Hughes, 48 di Halliburton e 37 di Weatherford.

"Altri posti sono stati persi - dice Dario Cassano, esponente Cgil alla Baker - Oggi non voglio sentir parlare di trivelle, referendum e Ombrina, siamo qui per chiedere l'apertura dello stato di crisi".

Il crollo delle attività sta colpendo tutto il settore dell'oilfield abruzzese. Tra i manifestanti anche imprenditori e lavoratori dell'indotto.

 "Si soffre tanto - spiega Dario Casciaro, socio della Wellynx, azienda con cinque dipendenti attiva nel settore della sicurezza - Il prezzo del petrolio ha generato la paralisi".

Paolo Orsini, titolare della Sivam, impegnata nella produzione di attrezzature per il settore oil and gas, rimarca:

"Nel 1995, il 100 per cento dei nostri macchinari era destinato all'Italia, oggi il 98 per cento finisce all'estero e a livello nazionale solo in Val d'Agri".

(Foto Ansa)

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