Negli anni successivi all’Unità d’Italia i problemi economici e le difficoltà riscontrate in numerose aree regionali incentivarono le partenze. Spesso si tornava in Italia per un periodo per poi ripartire, fino a quando ilprimo conflitto mondiale rallentò momentaneamente il fenomeno. Il primo periodo è anche chiamato “grande emigrazione” (1876-1915).
Il patronato nacque a Castellamare Adriatico nel 1912 per preparare ed assistere gli emigranti nelle varie fasi del viaggio per arrivare nei paesi richiedenti manodopera.
Vennero realizzate interviste, formulati questionari per i cittadini pronti a partire per gli Stati Uniti, Canada,Brasile, Argentina, Uruguay, Europa (Francia, Belgio,Germania). La maggior parte degli interessati proveniva dalle campagne. Varie conferenze divulgative si tennero a Moscufo, Pianella, Spoltore, Castellamare Adriatico.
Il patronato svolgeva diverse funzioni di assistenza agli emigranti ed alle famiglie dei lavoratori; lo stesso promuoveva la ricerca ed il collocamentoall’occupazione all’estero, non sempre con fortuna!L’integrazione degli Italiani all’estero non fu agevole.
Previdenza e salute dei lavoratori erano gli ambiti nei quali si produssero ed elaborarono schemi e tabelle utili.
L’organizzazione, ubicata nella provincia teramana,contribuì all’istituzione di una Università popolare ed alla costituzione di una cooperativa di pescatori e di una lega muratori in Castellamare. L’ufficio funzionò alla stregua di un Segretariato del popolo con uno stretto contatto con le classi lavoratrici.
Il patronato si occupava, in alcuni casi, di proporre ricorsi e reclami contro i vettori che trasportavano gli emigranti a bordo di piroscafi che partivano da Napoli e Genova (di solito per chi partiva dal Nord). Per chi viaggiava in terza classe (la maggior parte) il viaggio era una odissea.
Numerosi erano i problemi che affliggevano le comunità italiane: i pregiudizi, l’analfabetismo, le malattie el’aumento dei casi di tubercolosi, sifilide, alcolismo, spesso legati proprio all’emigrazione, alle cattive abitudini, allo stato di precarietà e di difficile ambientamento.
Si segnalava anche il fenomeno della clandestinità.
Tra i primi scopi dell’istituzione ci fu quello di trovare un collaboratore dotato di autonomia, capacità organizzative e relazionali nei paesi con più vocazione all’espatrio.
I nominativi dei corrispondenti del patronato operanti nel 1913:
Loreto Aprutino, Acerbo Pasquale, maestro.
Cugnoli, Chiulli Vincenzo
Moscufo, De Ferri Francesco, sindaco
Rosciano, De Iuliis Giuseppe sindaco
Picciano, De Luca Filandro
Spoltore, De Sanctis Ugo agronomo
Catignano, D’Ettorre Sabatino, professore
Sant’Egidio alla Vibrata, Di Matteo Francesco
Elice, Di Tizio Paris, maestro
Pietranico, De Vita Enrico, maestro
Pianella, Gasperini Luigi, ragioniere
Torre dè Passeri, Mercadante Nicola studente
Penna S. Andrea, Olivieri Cesare, maestro
Montesilvano, Ranalli Vincenzo avvocato
Cappelle, Ricci Francesco agronomo
Alanno, Passacantando Palmerino, direttore didattico
Città S. Angelo, Patriarca Guido, professore
Bisenti, Pensieri Francesco, sindaco
Cepagatti, Pieramico Edoardo, maestro
Montepagano, Tobia Giovanni, maestro
Penne, Verrotti Raffaele farmacista.
Bibliografia
Gianfausto Rosoli, a c. di, Un secolo di emigrazione italiana, CSER, Roma,1978.
Istituto coloniale italiano, Rivista coloniale, a. VIII, vol. I, gennaio - giugno, Roma, 1913.
Edmondo De Amicis, Sull’Oceano, Milano, Mondadori (1a ed. 1889), 2004.
Eliseo M., Piccione M., Transatlantici: Storia delle navi passeggeri italiane, Genova, Tormena, 2001.
Ercole Sori, L’emigrazione dall’Unità alla Seconda Guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1979.
Sebastiano Martelli, Dal vecchio mondo al sogno americano. Realtà e immaginario dell’emigrazione nella letteratura italiana, in P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina, (a c. di) Storia dell’emigrazione italiana, Roma, Donzelli, 2001.