Nacque a Casale Monferrato (AL) il 13 agosto 1915.
La famiglia lasciò il Piemonte ed arrivò in Abruzzo nel 1927. Le colline, la spiaggia, i pini, i mandorli, la campagna abruzzese, pittoresca ed incantevole, suscitarono una grande emozione per il giovane studente.
Arrivò a Cappelle nel 1935, all’età di venti anni.
Il padre Cesare, ingegnere edile, trasferì la famiglia, prima in una abitazione alle Marianne, e poi nel palazzo de Landerset.
La madre Vittoria Rochas Riccio insegnò a Cappelle nella scuola elementare.
Laureato in lettere e filosofia, poeta e scrittore di cose patrie.
Tra agosto e settembre del 1943 Pescara fu bombardata, “con fortini tedeschi in mezzo a cumuli di macerie”, Augusto lasciò la città per seguire nuovamente la famiglia “nella casa alta sul colle” a Cappelle sul Tavo.
Gli occhi del poeta erano immersi nella tristezza suscitata dalla guerra distruttrice. Spinto dagli ideali di giustizia sociale e libertà, nel febbraio del 1944 lasciò l’Abruzzo per recarsi al Nord. Attraverso un lungo e difficile viaggio durato un mese, arrivò a Torino ed entrò nella formazione partigiana di “Giustizia e Libertà” (ispirata dal famoso Carlo Rosselli) per la liberazione italiana.
Rientrò in Abruzzo nell’estate del 1945 e trovò una amara realtà; un mondo sopravvissuto con grandi difficoltà legate alle vicende belliche: “un sorriso perduto” ed un senso di solitudine.
Compilò L’Annuario dei Comuni d’Abruzzo dal 1946 al 1947; raccolse notizie, visitò paesi, rilanciò molte attività culturali regionali con una efficace opera di divulgazione e di sensibilizzazione.
Rilesse Polibio, Strabone, Tito Livio e Cicerone e fu un appassionato studioso di Dante.
Postumo fu pubblicato il volume dal titolo “Poesie”, stampato nel 1957 dalla tipografia Arte della Stampa del dott. Livio Stracca, con una introduzione dell’amico Raffaele La Porta, pedagogista e scrittore (Pescara, 1916-Firenze, 2000) e la prefazione di Augusto Riccio.
Del 1958 è la raccolta di poesie “Attimi di Vita”, con la prefazione del prof. Pasquale Ritucci.
Nel 1962 a Milano, per conto della casa editrice Gastaldi, venne pubblicata l’opera postuma “Primi popoli, Popoli italici e origine delle Genti d’Abruzzo”, con ricerche sui Vestini, Marrucini e Frentani, ed una scheda informativa su varie località, compresa Cappelle, sua patria adottiva.
In alcuni scritti è possibile rintracciare il profondo legame dell’autore con Cappelle; nelle poesie La fonte inaridita e Riflessi estivi (1942) spiccata è la sensibilità con una precisa tecnica della composizione.
Circa la ricerca storica dichiarò: “il vero potè esistere anche nella tradizione”.
Conosceva la città di Pescara, gli artisti emergenti e le nuove potenzialità del centro costiero.
Aveva alcuni amici a Cappelle sul Tavo: Ricuccio ed Enrico Di Michele, con i quali si intratteneva a parlare di fatti di vita quotidiana.
Viene ricordato come un uomo magro, biondo, chiaro di carnagione, schivo di carattere, ligio al dovere di insegnante e ricercatore, scrupoloso negli studi.
Morì giovanissimo a Sondalo (SO) all’età di 34 anni, il giorno 8 novembre 1949, colpito da una grave malattia.
La madre, professoressa Vittoria Rochas, volle mantener fede alla promessa fatta al figlio prima di morire “quella di pubblicare tutte le sue cose dilazionate nel tempo”, come riportato nel 1965 da una rivista del tempo “Pensiero ed Arte” a cura del Centro Italiano di Cultura.