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“Moskoulf" dalle origini misteriose del nome al "triangolo d'oro dell'olio"

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Così come è avvolto nel mistero il nome della chiesa di Santa Maria del Lago allo stesso modo anche sull’origine del nome del paese regna l’incertezza; eppure sul fascino del territorio di Moscufo non ci sono dubbi.

Secondo alcuni il toponimo Moscufo si deve a “Moskoulf”, un capo longobardo che fu signore del castello eretto su Colle di Luca, secondo altri studiosi del nome probabilmente esso è frutto della correzione di “Boscosus” in “Moscusus”, dunque assimila nel periodo longobardo il latino mos-mus e longobardi kulf, ad indicare una collina tutta ricoperta di boschi.

Di nuovo torna il termine “bosco”, come accade per Santa Maria del Lago o “Lucus” che non ha nulla a che fare con un “lago”, dunque, ma probabilmente è legato ad un bosco.

Tracce pervenute testimoniano che Moscufo, era un antico pagus romano, originariamente centrato intorno all’abbazia di Santa Maria del Lago, più a sud rispetto al centro abitato; proprio in quelle zone sono state ritrovate numerose monete romane e altri reperti che rimandano all’epoca.

Questo piccolo borgo abruzzese di origini antiche, dall’alto della verde collina su cui sorge, domina maestoso la vallata sottostante ed è circondato da rigogliosi uliveti che ne sono anche un simbolo fertile, attraversati dal fiume Tavo; il borgo si estende su una superficie di circa 20 kmq e si struttura in varie frazioni: Bivio Casone, Casale, Moscufo Scalo, Pischiarano, Selvaiella, Senarica, Valle Pelillo, Villa Sibi.

La zona ospita numerosi frantoi formando, con i comuni di Pianella e Loreto Aprutino, il cosiddetto triangolo d’oro dell’olio: un’area le cui caratteristiche geomorfologiche e microclimatiche consentono la produzione di un olio extravergine di alta qualità.

È posto a 246 m s.l.m. dalle sommità del centro abitato da cui è possibile ammirare, ad ovest, i profili della catena appenninica mentre, ad oriente, la costa della riviera adriatica.

L’attuale conformazione a borgo fortificato risale probabilmente all’epoca carolingia, come attestato dalla toponomastica, che ancora oggi vede soprannominate le due entrate principali al borgo porta cieca e porta furia, oltre a via del Castello.

Tra i resti ancora oggi parzialmente preservati, si trovano alcune parti delle mura, un bastione in cotto orientato verso la valle del Tavo e, poco lontano dal paese, alcuni torrioni di avvistamento spuntati durante le incursioni turche mentre lo stemma comunale rappresenta una torre d’oro di due palchi, aperta e finestrata nel campo, merlata di tre alla guelfa in campo rosso, sormontata da una stella d’argento a sei punte, simbolo di fortezza di prim’ordine.

Lo ricorda l’Antinori che“ la guarnigione del Castello di Moscufo, comandata dal valoroso capitano De Amicis, in epoca angioina, tenne a bada, per mesi, le truppe nella guerra contro L’Aquila”. È sormontata da una corona e decorata nella parte bassa da un ramo di quercia e uno di alloro, rispettivamente simboli di eternità e gloria, legati insieme da un nastro tricolore.

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