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Pianella: storia, origini e luoghi di culto

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Chiamata anche con il nome di Plenilia, da “plena” che significa “terra fertile” (presenza di ulivi e foraggi).

Per ritrovare le primissime notizie del centro occorre risalire al 900 d. C. quando Pandolfo (Principe di Capua) fece edificare la Chiesa di S. Maria Maggiore (destinata al culto della Dea Vesta).

Il paese fu varie volte saccheggiata, anche dai Saraceni.

  “Universitas”

Una mini indipendenza dallo stato feudale fu strappata da Federico d’Aragona, nel 1458, quando le attribuì l’appellativo di “universitas”, mentre sotto Margherita d’Austria Farnese acquisì lo status di “feudo” e per poter accaparrare il riconoscimento di “città” si deve aspettare Ferdinando IV di Borbone.

  I D’Angiò e gli Acquaviva,

Dovette sottostare alla dominazione normanna, a Carlo d’Angiò e Corrado Acquaviva. Si hanno testimonianze anche dall’epoca delle Crociate. Viene conferita il nome della fortificazione Castrum Pianellae nel 1500 che fu elevata dal luogotenente Cristiano Pellegrini (1313-1340).

Il ‘700

 Nel Settecento il paese aveva un tessuto sociale costituito da artigiani di vario tipo: oliari, sartori, vinari, vetrai, bottai, sellai oltre a notabili. Nell’ottocento assurge al potere la borghesia proprietaria, col nome di spicco del marchese De Felici la cui famiglia con il proprio operato diede un’impulso positivo all’economia del paese.

 Sul finire dell’800                                  

Sul finire dell’800 a Pianella vi erano terreni non coltivati anche se il 10/20% era di proprietà del clero mentre il 30-40% era di proprietà dei nobili. Il convento del Carmine fu acquistato prima da Giacomo Sabucchi e poi dal Comune che lo ripartirà nella Pretura, le Carceri, la sede dei Carabinieri. Nel 1895 a Pianella vi erano 20 frantoi, 200 telai, 4 pastifici mentre la società era formata da: calderari, calzolai, bottai, sartori, ricamatrici, mugnai, maniscalchi, fornai. La gente del paese si intratteneva anche con giochi come la passatella, a zecchinetto, giochi all’aperto come le bocce ed anche il palio degli asini o quello della cuccagna. A cavallo tra il 1870 e 1880 si ebbero le prime emigrazioni verso gli  Stati Uniti, la Francia, l’Argentina e il Brasile

All’incirca 300 furono i soldati che tra il 1915 e il 1918 partirono e di questi 100 perirono mentre altri restarono invalidi o mutilati e le famiglie impoverite a causa del fatto che le terre erano coltivate solo dai vecchi e dalle donne dovettero vendere il loro lembo di terra. C’erano le file per la tessera della pasta, pane carne e zucchero e alcuni reduci raccontavano come nel periodo della Grande Guerra mangiavano vermi e topi per la fame e si grattavano per i pidocchi.

La produzione di cereali aumentò grazie alla Carta della Mezzadria del 13/05/1933.

La Fornace, la fabbrica di orzate e aranciate, la manifattura dei tabacchi

Nel periodo post bellico vi era la Fornace (foto), la fabbrica delle aranciate, delle orzate e delle gassose oltre alla manifattura dei tabacchi, il pastificio Rossi, frantoio Scorrano e Ciammaichella.

Fu grazie all’intraprendenza di Giacomo Sabucchi che iniziò e si diffuse la coltura e la manifattura del tabacco con l’apertura di due opifici uno a Rosciano e l’altro nell’ex Convento del Carmine. Il tabacchificio dava lavoro all’incirca a molte donne (da 100 a 250) nel periodo che và da maggio ad ottobre.

Il lavoro consisteva nella coltivazione e al successivo raccolto del fogliame cosicchè le famiglie o coloni, che avevano in concessione i terreni, procedevano all’essiccazione. Nel 1952 il salario era di 450 Lire al giorno per una somma complessiva mensile di 12.000 Lire. Da testimonianze dell’epoca la giornata tipo era la seguente: nel mese di giugno ci si alzava e si partiva camminando a piedi, alle due del mattino per andare a sarchiare le piantine a Rosciano. Si attraversava il fiume Nora per poter così giungere verso le cinque cominciando a zappare e proseguendo così tutto il giorno riprendendo la via del ritorno verso le 19,00.

Dal 1918 operava il frantoio di Pierdomenico Silvestro poi gestito da Umberto di Giacomo. La meccanizzazione di parte dei lavori agricoli cominciò intorno al 1910. . Sul Tavo la cartiera usava la turbina ad acqua

 Il teatro e l’Asilo infantile

Già presente il teatro comunale fin dal 1929 e nell’ex chiostro, oggi largo del teatro, staziona la statua della “Venere” in marmo risalente al XVI secolo; fu aperto anche il cinema mentre nel 1925 fu fondato l’Asilo Infantile (da Giacomo Sabucchi e Filandro de Collibus) che è stato in attività fino all’incirca al 1990.

Alcuni zingari vennero imprigionati perché ritenuti colpevoli di furti ed anche, purtroppo, picchiati nelle carceri e la stessa sorte toccò ai detenuti politici; anche testimoni di Geova finirono in carcere. Tra il 1935-36 furono dati il rame e le fedi alla Patria e, purtroppo, là negli anni vi fu chi requisì parte dell’oro dato dalle madri o vedove.

 La Biblioteca, la Coppa Acerbo e la Ferrovia Elettrica

Anche a Pianella esistevano i Figli della Lupa, Giovani Balilla….c’erano anche i socialisti come D’Agostino, Spacca, Minetti o comunisti come di Giamberardino, Izzicupo, di Giacomo.

Fu realizzata la biblioteca nel ventennio fascista e fu istituito anche il Dopolavoro, i bagni pubblici…..fu creata la FEA ( Ferrovia Elettrica Abruzzese che serviva i paesi (Stazione) di Pianella, Moscufo, Cappelle, Montesilvano e Pescara; fu istituita la Coppa Acerbo nel 1924. (foto)

Numerose furono le fiere in cui venivano premiati gli allevatori meritevoli.

La Questura, la Banca d’Italia e la clinica Pierangeli

Nel settore scolastico vennero aumentate le sezioni. Volendo dare un po’ di numeri demografici nel 1942 il paese aveva 8562 abitanti fino ad arrivare nel 1946 che ne contava 9973. Dopo l’armistizio furono spostati a Pianella la Banca d’Italia, la Questura, la clinica Pierangeli e ritornarono anche i frati carmelitani. L’emigrazione al nord si ebbe dei Manella e Mariotti nel ’44.

I tedeschi nel mentre della ritirata verso Loreto fecero esplodere il ponte dello Stocco sul torrente Rio e bombardarono la ferrovia Pescara-Penne. Il 6 febbraio 1945 fu comunicata la mancanza di generi alimentari nel paese.

Lo sciopero alla rovescia, la Democrazia Cristiana e la Madonna del Silenzio

Lo “sciopero alla rovescia” si tenne a Loreto Aprutino nel ‘49-’50 (sulla scia di quelle che vi verificavano nella Valle Padana). Dopo il 50 fu aperto un sansificio e venne istituita anche la Scuola Media. Addentrandoci nel campo della politica la Democrazia Cristiana dominò fin dal ’48 e il paese restò senza amministrazione dal ‘65 al ‘67 ; Novembre 1965: 10 seggi alla Torre, 9 seggi alla DC+PSDI (Aldo D’Archivio), 1 seggio al PLI (D’Aloisio Liberato) = commissario. Il Dottor Faieta Vincenzo riuscirà a portar via il potere a Presutti.

Gli agricoltori del paese donarono al Santo Padre la statua della Madonna del Silenzio.

  Le ceramiche di Castelli, Zà Rosa la “fattucchiera” e il ponte dello Stocco

Con l’avvento del dopoguerra sparirono diversi edifici e oggetti: il museo privato fu svuotato, le carrozze, una biblioteca “borbonica”, le ceramiche di Castelli, la demolizione della Torre civica.

I tedeschi nel mentre della ritirata verso Loreto fecero esplodere il ponte dello Stocco sul torrente Rio e bombardarono la ferrovia Pescara-Penne. Il 6 febbraio 1945 fu comunicata la mancanza di generi alimentari nel paese.  Dal 46-48 si comincerà la defascistizzazione. Numerosi erano gli aborti ed anche qualche infanticidio…..c’era anche chi ricorreva a Za’ Rosa la “fattucchiera”.

Dati demografici e situazione produttiva del paese

In base ai dati del 2001, nel Comune di Pianella erano residenti 2.500 famiglie e di queste il 26,3 era costituita da due persone.

Pianella ha due frazioni: Castellana e Cerratina (da vedere la Chiesa di S. Nicola di Bari) oltre a varie contrade: Santa Maria della Nora, Villa Micone, Santa Scolastica, Collecincero, Astignano, San Desiderio, Colle degli Uomini Morti, La Grotta.

Nel centro del borgo troviamo palazzi la cui costruzione risale al periodo tra il XVI e XIX secolo

A 236 metri sul livello del mare sorge tra i fiumi Tavo e Pescara. Gli abitanti nel 2005 erano così suddivisi:

fino a 14 anni 1.205 - da 15 fino a 29 anni 1.383 – da 30 a 65 anni 3.708 – da 66 anni 1492

La fetta della popolazione costituita dalle persone avanti in là con l’età (20,2%) è di gran lunga superiore a quella della popolazione dei bambini (15,5%) (dati 2005).

Dai dati risulta più alto il tasso di disoccupazione femminile (foto) e questo per vari motivi: quando non è possibile ricorrere a qualche aiuto (che possa venire dalla propria famiglia di origine o da qualcuno esterno ad essa, il più delle volte a pagamento, cosa quest’ultima non sempre per tutti possibile) dalle strutture pubbliche (che non sempre coprono l’orario) la donna è portata, suo malgrado, a rinunciare al lavoro e a qualsivoglia sostentamento economico oppure rimanda.

Su 10 aziende 7 uniscono l’attività di trasformare i prodotti con quella della produzione: conserve di frutta (48,5%), olio (52,5%), vino (41,5%) oltre a salumi e carne (dati del 2005). Sono anche presenti sul territorio ben 4 aziende agrituristiche. Menzione particolare merita la Cooperativa Plenilia che produce e ricava l’olio dal 1961 dalle 76.000 piante sparse sulle colline pescaresi e riunisce ben 296 soci coltivatori. Le varietà che vanno per la maggiore sono: la Leccino, la Dritta e la Toccolana.

                                                                                      

                       ∞ Luoghi di culto   ∞

 

                                                        Chiesa della Madonna delle Grazie e del Carmine

 

La Chiesa della Madonna delle Grazie (chiamata anche S. Maria allungo) fu costruita all’inizio del Novecento e nel suo interno si trovano le spoglie delle famiglie De Felici e Sabucchi. La Chiesa della Madonna del Carmine presenta due torri con la cupola abbellita con stucchi tipicamente barocchi di scuola napoletana con varie pale consacrate a S.Maria Maddalena dè Pazzi, S. Teresa d’Avila, S. Angelo con S. Francesco d’Assisi e S. Michele Arcangelo.

 

             

                   Chiesa di S. Domenico di Guzman, il Marchese De Felici e gli emigranti

 

 

 

La Chiesa di S. Domenico di Guzman (di stile rococò) risalente al 1030 ha pianta di rifacimento barocco. La copertura è stata rafforzata con catene in ferro e il pavimento è in marmo grezzo con il prospetto di lesene mentre il campanile presenta una doppia lanterna. Ha subito trasformazioni nel 1700 con la cappella di S. Pietro Martire oltre all’altare di S. Domenico Soriano ai cui lati vi sono due medaglie raffiguranti San Francesco di Paola e San Emidio; in alto San Giuseppe.

                                   

                          Chiesa di S. Maria Maggiore (o Sant’Angelo)

 

La Chiesa di S. Maria Maggiore (o Sant’ Angelo) già era possibile trovarla nel periodo dei Franchi (che vi misero le spoglie di alcuni valorosi) e dei Longobardi che la chiamavano Chiesa di S. Michele Arcangelo (legato alla pastorizia)

La Chiesa di S. Maria Maggiore rientra nel novero delle chiese più antiche (collocabile nel periodo romanico del XII sec.). Presenta una pianta a tre navate (in quella di destra sono raffigurate la vita di S. Francesco e San Bernardino da Siena) che terminano con 3 absidi mentre il pavimento è realizzato con mattonelle in cotto. Il prospetto, in laterizio, a doppio spiovente porta la data del 1625 mentre le navate presentano colonne ottagonali e il campanile è riconducibile al 1300. Il pulpito risale al duecento mentre Il portale maggiore in pietra è ogivale e le decorazioni a sinistra sono attribuibili al lavoro di Vincavale (importò il “tralcio bombato” da Gerusalemme); imponente è il rosone con 8 colonnine messe a raggiera (c’è anche la cerimonia del Rosone d’Oro Premio di lettere, Arte e Scienze “Città di Pianella” che si svolge ogni anno in cui vengono premiate personalità che si sono contraddistinte). Nel periodo farnesiano nella chiesa era collocato un polittico ligneo del XVI secolo che riproduceva angeli e santi (custodito nel museo dell’Aquila). 

 

                                                                                          Chiesa di S. Antonio Abate

 

 

Cattedrale risalente al cinquecento è la Chiesa di S. Antonio Abate (costruita su un luogo di culto esistito nel 1414 del quale è rimasto il campanile quadrangolare con tre campane forgiate ad Agnone). Il prospetto è in stile neoclassico e l’abside interno di forma quadrangolare. E’ presente un Battistero di marmo finto; troviamo la statua della Madonna dei Sette Dolori di gesso risalente al 1800, un busto di S. Silvestro in argento. Realizzata dal pittore Salvatore de Rocco la tela raffigurante la discesa dello Spirito Santo. Sono anche custodite le spoglie della Santa Ciriaca che furono offerte da Papa Gregorio XVI il 19 marzo 1834.

                                            

                                                                                         “Lu Bbongiorne”

 

 

La rappresentazione storica de “Lu Bbuongiorne” rientra nella categoria della poesia scherzosa non impegnata (satira popolare e versi in rime giullaresche) e alla portata della cultura popolare.  La prima edizione si svolse nell’anno 1995 ed è il risultato della collaborazione di diverse persone ed enti tra cui l’Associazione culturale Amici di Eduardo (alcuni degli attori sono: Giuseppe Pretara, Vincenzo Bufarale, Riccardo di Sante, Remo di Leonardo) ed ogni anno la rappresentazione si svolge nel periodo di Pasqua. In tutte le feste religiose del Medioevo, il riso ha sempre avuto un certo ruolo, più o meno grande, nell’organizzare l’aspetto popolare e pubblico della festa. La tradizione antica durante i giorni di Pasqua permetteva il riso e gli scherzi licenziosi persino in chiesa.  

A Pianella esisteva la tradizione nel giorno dell’ottava di pasqua, fino al 1912, della corsa dei cavalli

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