La Piazza A.Diaz (così intitolata negli anni '20 del Novecento) viene chiamata dalla popolazione anche la “Piazzetta” o “Piazza dei Polli”; era una affollatissima piazza, dove ogni venerdì si svolgeva il famoso mercato dei polli, uova, agnelli, olio, mandorle secche.
Quella che oggi può sembrare una zona remota e lontana dal paese, era invece in passato un luogo di ritrovo e di commercio, dove si svolgeva la vita politica, amministrativa e giudiziaria, nonché religiosa e testimoniava la vitalità del tessuto urbano.
La chiesa fu edificata nel 1030 ed era di patronato principesco; passerà poi sotto il patronato regio nel periodo aragonese, angioino, spagnolo e borbonico con la nomina diretta dei parroci.
Le chiese, intitolate al Ss.Salvatore, sono molto antiche e quasi tutte di origine longobarda.
I Longobardi, pur essendo stati sconfitti dai Franchi di Carlo Magno nel 777, sono rimasti in Italia, dichiarandosi vassalli del Papa e contando sull'appoggio degli abati di Montecassino.
Il popoloso Rione del Ss.Salvatore comprendeva Colle da Piedi, la Piazzetta, il Casareno, Strada di Pallade, il Torrione, il Cavone, Rua della Noce, Vico delle Dee, Vico delle Stelle, Via dei Vasari, Vico Casette, c/da S. Rocco, parte del rione S. Domenico, parte dell'Alvanìa, c/da Fornace, Voltata della Puca, Porta S. Maria.
Nel periodo spagnolo, due erano le sedi parrocchiali nel XVI secolo, consolidate nel periodo della dominazione spagnola, quella del Ss.Salvatore e quella di S. Leonardo Abate con le rispettive circoscrizioni parrocchiali, rendite e beni, parrocchie che sono state riunite nel 1962 con decreto vescovile di mons. Antonio Iannucci; la parrocchia di S.Leonardo venne annessa a S.Antonio Abate e quella del Ss.Salvatore fu annessa a S.Domenico, successivamente riunite in una sola e annesse alla Collegiata di S.Antonio Abate.
La parrocchia del Ss.Salvatore aveva giurisdizione fino a Piano di Coccia (oggi tenimento di Rosciano) e recepiva rendite di beni situati fino ad Alanno.
Secondo quanto riportava il parroco Don Everino Conti nel suo questionario del 1930, “la chiesa, nel 1923, fu riparata con decorazioni nuove e tinte migliori e con emblemi dipinti sulle volte, ritocco a tutta la doratura, costruzione di un nuovo campanile in stile gotico-veneziano ed acquisto di una nuova campana del peso di kg 104 dalla ditta Marinelli di Agnone” ed un organo nuovo “eseguito dalla ditta Benzi e Franceschini di Crema, n.2 lampade dorate, gradini di tre altari in granito nuovo, decorazione di tutta la chiesa con tinte religiose e doratura in oro zecchino dei capitelli e cimase del nuovo altare e colonne in marmo a smalto”.
La chiesa del Ss. Salvatore è rimasta spoglia già dal 1956, a seguito del crollo del tetto causato dalle abbondanti nevicate di quel periodo.
Nel 1962, parroco Giuseppe Piras, avvenne il passaggio del titolo alla chiesa di S.Domenico a seguito del decreto vescovile e della inagibilità della chiesa.
Man mano è stata spogliata dei pochi arredi ed abbandonata, infine demolita quasi del tutto nel 2009, a seguito del terremoto (nella foto n.1 è visibile l'edificio prima dell'abbattimento, ph. V. Morelli).
Oggi restano parte dei muri perimetrali, dei pilastri di sostegno delle volte, parte dell'altare maggiore e le colonne laterali in stile corinzio.
Le silenziose rovine della chiesa, oggi hanno una atmosfera di sospesa attesa, ma anche di speranza verso una “riqualificazione” doverosa da parte della cittadinanza, e rievocano un passato degno di essere raccontato.
La chiesa è stata ripulita recentemente da un anziano volontario pianellese, nipote di un valente musicista della famosa banda dei Diavoli Rossi, emigrato in Australia da molti anni.
Si attende l'uscita di un volume dedicato alla “chiesa longobarda” che lo storico Vittorio Morelli, darà alle stampe a breve, con numerose foto d'epoca e con l'elenco aggiornato dei parroci dal XVII al XX secolo, e riporterà, ai lettori ed appassionati, le antiche intitolazioni delle cappelle gentilizie all'interno dell'edificio.